In questo sito utilizziamo i cookies per migliorare il sito stesso e la sua fruibilità. Alcuni cookies sono necessari per il funzionamento del sito web.
Utilizziamo alcuni cookies di terze parti per acquisire informazioni statistiche in formato anonimo al fine di migliorare il sito.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookies.
Puoi utilizzare le impostazioni del tuo browser se vuoi bloccare i cookies di questo sito.
OMBRE ROSSE IN VENETO
di
Andrea Cometti
Articolo d'Archivio
Lettera all’amico Ettore Beggiato, storico e ricercatore di cultura Veneta.
Caro Ettore.
Il provocatore “di professione” Oliviero Toscani forse ha tristemente ragione. Un domani potrebbe venire perfino paradossalmente ringraziato!
Le sue inadeguate esternazioni “I veneti sono un popolo di ubriaconi e alcolizzati. Poveretti, non è colpa loro se nascono in Veneto. Alcolizzati atavici erano i nonni, i padri, le madri, il loro è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino” sia chiaro, sono da condannare e condivido la tua minaccia di denuncia, ma mi chiedo: “non è che forse dovremmo denunciare anche sua maestà Luciano Benetton” che l’ha lautamente retribuito, per la spazzatura pubblicitaria, che ha prodotto e insieme propalato a mezzo mondo.
Vedi, questi signori alla loro non più verde età e nonostante i cospicui conti in banca, sono eticamente e umanamente dei falliti. Benetton, il "magliaro", oggi finanziere internazionale, è l’esempio della rapace imprenditoria veneta, e comunque in linea con quella nazionale. E' praticamente sparito dal Veneto - dopo averlo adeguatamente spremuto - delocalizzando il delocalizzabile e lasciando, nelle ben note "braghe di tela", tanti piccoli imprenditori suoi conterranei. Come tanti altri suoi colleghi "arricchiti" si puliscono la coscienza con la solita “Fondazione”, ovviamente di comodo e per scaricarsi le tasse, ma stai tranquillo Ettore: di loro, dei Benetton tra cent’anni non ne parlerà più nessuno. Un esempio? la proprietà delle numerose ville Venete, a loro oggi pomposamente e impropriamente intitolate: tra cent’anni la paternità nominale tornerà ai legittimi e storici proprietari, ai dogi e patrizi Veneti o al Palladio, che le hanno genialmente inventate e donate alla civiltà veneta.
Per Toscani, che fa solo tristezza, con un pò di tenerezza vista l'età, non meriterebbe neanche lo spreco del pensiero e del fiato, figuriamoci una denuncia. L’alcolizzato, - è evidente a tutti - sembra proprio lui, ma di super alcolici, magari con qualche "sospetta" polverina bianca. L'Oliviero "sparacazzate" è il prototipo del radical-chic in stile “La grande bellezza” di Sorrentino. Intellettualoidi post 68ini in crisi d’identità, nichilisti produttori solo di guano, che come il gran "mecenate di se stesso" Benetton, sarà più facilmente ricordato, accostato a lui - al Toscani - per la spazzatura culturale che insieme hanno partorito, altro che ville patrizie venete. E qualcuno ha il coraggio di chiamarla arte, invero nonostante le apparenze sono anche loro che hanno depredato e contribuito a distruggere il nostro amato Veneto
Da sempre il problema è sempre lo stesso: chi ha il potere e i quattrini decide il presente e spesso può influire sul corso della storia, soprattutto finche' ci sono i consumatori e i tanti "mona" che ci vanno dietro, ma il tempo per fortuna sappiamo è galantuomo e la mia pur affievolita speranza è che i veneti si sveglino finalmente da quel "troppo lungo" letargo culturale che dura da 2 secoli. Oliviero Toscani va ringraziato solo per questo, per questa ennesima e probabilmente “colposa” e ingenua provocazione. Purtroppo, il paziente credo sia già deceduto, 30 anni di lighe e lighette non hanno prodotto culturalmente nulla, come la colpevole e collusa cultura imprenditoriale Veneta.
Caro Ettore,
riconosco il tuo importante lavoro di ricercatore e di ciò dobbiamo ringraziarti in tanti, ma credo che la storia recente del Veneto andrebbe completamente riscritta, rianalizzata senza strumentalizzazioni indipendentiste, o ridicoli libri alla Giancarlo Galan “Il Nordest sono io”, divenuto in pochi anni un vero monumento all’incultura e alla defunta locomotiva economica che è stato il Veneto dei tempi recenti.
Un esempio, una strada è quella del gran signore della cultura veneziana Alvise Zorzi, oggi 93 enne uno degli ultimi, forse l’ultimo storico veneto degno di questo nome - Dio ce lo conservi – ma già il mitico Indro Montanelli nel passato, proprio a te aveva indicato una via e molti spunti di riflessione, come del resto il prof. Sergio Romano. (note finali)
Vedi, oggi il problema è radicalmente cambiato, come lo è il mondo "globale" e la lucida e determinata volontà dei suoi poteri dominanti a "spazzare via tutte le identità, i localismi e perfino le nazioni". Oggi deve preoccupare più l’identità italiana che quella veneta e mi sembra che anche la Lega di Matteo Salvini l’abbia capito. Divide et impera, era il credo del grande Impero Romano e anche della bizantina Serenissima - esempio e fonte di ispirazione di raffinata diplomazia per gli attuali poteri forti - il male dei veneti è il male degli italiani, che oltre a non amarsi, si guardano in cagnesco, comportandosi come gli asini di Buridano, come gli struzzi al cui deretano il buon Toscani ha semplicemente dato un sonoro calcione.
I veneti, come gli italiani si meritano la classe dirigente che li governa, si meritano di essere colonizzati "culturalmente" da cani e porci di tutto il mondo, e noi veneti pure sbeffeggiati, perché colonizzati 2 e 3 volte – quanti prefetti veneti conosci? – quante espulsioni ha fatto Umberto Bossi di dirigenti veneti? tu lo sai bene. Noi veneti, poi cosa abbiamo prodotto dal dopoguerra oltre la pellagra e i skej del tardo boom economico, tanto decantato da quel “volpone” di Gian Antonio Stella? Il ponte di Calatrava? Lino Toffolo? forse e di recente il bravo e simpatico Natalino Balasso, ma sempre e solo disastri e "macchiette", un po' poco per essere degni del nostro passato.
Vedi caro Ettore, forse come ben sai, solo gli italiani all’estero, i nostri ex emigranti apprezzano e amano ancora la cultura Italiana e veneta, di essa non vale più la pena di discuterne il dettaglio, di confrontarsi su una tesi storica o altro, il problema veneto è un grave problema di cultura nazionale. Con i soldi degli industriali, dello stato predone e oggi "imprenditore improprio" e dominante, o per decreto legge non si compra e non si fa la cultura, che è tristemente morente, svuotata, defunta, specchio della nostra "disumanizzata" società, figuriamoci parlare di consapevolezza o di libertà di opinione, oggi messa in discussione, da monopoli editoriali o sol’anche dai gravi fatti di Parigi legati all'Islam.
Mettiamoci il cuore in pace parlare di storia e di cultura, che sia veneta o italiana è roba da ultimi giapponesi, al povero Toscani ti propongo di inviargli un solo messaggio, molto veneto "A buttarsi giù da un ponte", Venezia ne è piena, magari proprio da quello moderno e costosissimo di Santiago Calatrava, accompagnato dai tanti radical chic che hanno violentato e monopolizzato la cultura Italiana.
Del 5 Febbraio 2015 e del 07 Luglio 2018
Note legali - Privacy policy