In questo sito utilizziamo i cookies per migliorare il sito stesso e la sua fruibilità. Alcuni cookies sono necessari per il funzionamento del sito web.
Utilizziamo alcuni cookies di terze parti per acquisire informazioni statistiche in formato anonimo al fine di migliorare il sito.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookies.
Puoi utilizzare le impostazioni del tuo browser se vuoi bloccare i cookies di questo sito.
CAMICIE VERDI, CAMICIE NERE E SERVITORI ZELANTI
di
Antonio Serena
Articolo d'Archivio
Vent’anni dopo l’incriminazione delle “camicie verdi” della Lega da parte del procuratore della Repubblica di Verona Guido Papalia e dodici mesi dopo la loro definitiva assoluzione, lo Stato ha riconosciuto l’ingiustificata durata del procedimento e provveduto a risarcire i 34 imputati, cadauno con 7.360 euro.
A suo tempo Papalia contestò ai membri della “Guardia padana” il reato di costituzione di banda armata (prevede io anni di reclusione) da parte di un “organizzazione paramilitare” mirante a “disciogliere l’unità dello Stato”.
Il problema è di stabilire se questi inquirenti facciano sul serio, cioè siano convinti delle loro azioni, o se si tratti d’altro. In ogni caso, per certi servitori dello Stato la regola del “chi sbaglia paga” non vale. Vale per i medici, per i politici, per i cittadini comuni, ma per loro no. E quindi, paradossalmente, il cittadino, oltre a subire il danno di tanta illuminata protervia, è pure costretto a sopportare le spese al posto di chi ha sbagliato. Che non consistono solo nei risarcimenti ai danneggiati, ma in altri elevatissimi costi relativi ad indagini, fasi processuali, intercettazioni, perquisizioni, forze dell’ordine sottratte ad altri ben più impellenti impegni.
Altra storia. Il 25 aprile un migliaio di militanti della destra radicale si sono recati al campo X del cimitero di Milano Musocco, per deporre dei fiori sulle croci di 921 caduti della Repubblica Sociale Italiana. Un atto inqualificabile come quello di render onore a dei soldati morti nell’ultima guerra, uccisi per la maggior parte dopo che si erano arresi, non poteva passare inosservato. Si è così levato un coro di proteste da parte delle più alte autorità dello Stato: dall’immancabile “presidenta Boldrina” (“Lo stato non si fa deridere”), al discusso Sindaco di Milano Sala (“La città reagisca!”) al Prefetto Luciana Lamorgese (“Coloro che hanno effettuato il saluto romano,una volta identificati, saranno denunciati all’ Autorità Giudiziaria”).
Vien da chiedersi se alla folcloristica “Presidenta” della Camera (quella che consiglia alle famiglie italiane di adottare bambini immigrati invece che far figli), al giudice in pensione Papalia, al sindaco Sala o al prefetto di Milano, preoccupino di più mille ragazzi che vanno in silenzio ad onorare i morti “cattivi” in un cimitero o i compagni dei centri sociali che, anche quest’anno, con la scusa del Primo maggio, hanno messo sotto assedio la città di Torino con tanto di bastonate ai poliziotti, lanci di molotov e danneggiamento di negozi.
“E’ stata una manifestazione clandestina” ha ribadito il prefetto a proposito della celebrazione funebre al campo X di Milano Musocco: quasi a menar vanto per essere stata la prima nel dopoguerra a vietare questa commemorazione, col risultato che i partecipanti all’annuale cerimonia, dalle poche centinaia degli anni scorsi, quest’anno hanno superato il migliaio.
Quando mai il sindaco-tecnico Sala che si preoccupa dell’“apologia di fascismo” ha usato tono tanto violenti quando i cani da guardia della sua sinistra devastavano la città? Avete sentito un qualche accenno della compagna Boldrini ai fatti di Torino? No, era impegnata a denunciare i visitatori del cimitero di Milano che portavano fiori alle vittime della mattanza partigiana seguita al 25 aprile; era anche impegnata a replicare al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che denuncia i possibili affari di alcune organizzazioni di volontariato con i trafficanti di profughi, invitando a «non gettare fango e discredito su chi fa questo lavoro».
Ora la storia della commemorazione funebre di Milano è nelle mani del sostituto procuratore Alberto Nobili, che dovrà stabilire se dei ragazzi che, senza esibizione di vessilli, svastiche, fasci littori o croci celtiche, hanno salutato romanamente dei morti sia un reato punibile, fattispecie già esclusa dalla Cassazione nel processo chiesto senza pudore dall’ ANPI per il saluto fatto sul luogo dove Sergio Ramelli venne ucciso a sprangare dai comunisti di Avanguardia operaia. In un’analoga manifestazione tenutasi a Milano nel 2014 il gip Donatella Banci Buonamici ha sottolineato come “una simbologia fascista…rivolta ai defunti in segno di omaggio e umana pietà non ha alcuna finalità di restaurazione fascista”.
Intanto, mentre si son persi 8 anni e tanti milioni per rincorrere i teoremi di Papalia e il prefetto Luciana Lamorgese invita il questore a identificare e denunciare i “delinquenti” che hanno salutato romanamente al cimitero di Musocco, in tutta Italia si continua a rapinare, sparare, uccidere, i centri sociali devastano borghi e città e “Igor il Serbo” scorrazza per le campagne ferraresi facendosi beffa di questo Stato da operetta. Tanti auguri, Italia!
Del 05 Luglio 2018
Note legali - Privacy policy