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Dialogo tra Zingaretti e la Morte
di
Marco Ghisetti
Adesso che l’uso della mascherina è stato di nuovo dichiarato obbligatorio su tutto il territorio nazionale, luoghi aperti e non affollati compresi, e si prospetta la più grave recessione economica di tutta la storia repubblicana, è opportuno analizzare brevemente due significativi commenti concernenti lo stile di vita da adottare fatti dal segretario del partito che è attualmente al governo e che sta implementando, anche in modo del tutto incostituzionale, una per una tutte le politiche da esso desiderate: Nicola Zingaretti.
Le sue due significative dichiarazioni sono le seguenti: mentre il Covid si stava diffondendo in tutto il territorio nazionale, Zingaretti ha affermato che “siamo più forti della paura del virus”, che “Milano non si ferma”, invitando gli italiani a “uscire a fare l’aperitivo” e facendosi fotografare mentre fa una bevuta con alcuni giovani iscritti al suo partito; la seconda dichiarazione, fatta subito dopo che lo stato di emergenza fu dichiarato, è che la mascherina deve diventare “la nuova moda”.
Innanzitutto facciamo una breve analisi dell’aperitivo, mettendo da parte il fatto che probabilmente Zingaretti contrasse il Covid precisamente durante quell’aperitivo, contribuendone alla diffusione. L’aperitivo è probabilmente l’immagine che meglio coglie lo spirito di un’epoca che è appena tramontata, quella del capitalismo edonistico di libero consumo e licenza vissuto dalla “generazione Erasmus”.[1] L’aperitivo, infatti, inteso come moda di aggregazione sociale e di consumo di cibo, aveva simbolicamente sostituito le cene in famiglia, in cui la madre serviva la tavola ed il padre la disciplinava, e le grandi cene comunitarie tra gli abitanti e gli amici dello stesso paese o quartiere. Quella dell’aperitivo, in effetti, è un’immagine che cattura molto bene lo stile di vita promosso nel post-Sessantotto. Contrariamente alle suddette cene comunitarie, nell’aperitivo vige il “servirsi da soli”, il “mangiare tutto ciò che si riesce”, l’abbuffata, spesso per nulla salutare, e la bevuta a cannone fatta con persone che si ritrovano nel medesimo posto salvo poi ritornare in solitudine alle proprie faccende, e con cui solitamente non si condivide niente se non l’aperitivo stesso; il tutto spesso accompagnato da una musica assordante che rende quasi impossibile il parlare ed il comunicare. Ebbene, la foto del febbraio 2020 che ritrae Zingaretti mentre beve l’aperitivo che aveva invitato tutti a fare rappresenta la fine di questo periodo, a cui se ne sta sostituendo un altro. Una nuova moda è perciò promossa di conseguenza.
Dialogo tra Zingaretti e la Morte? A buon intenditor, poche parole!
Zingaretti infatti, non appena uscì dal periodo di convalescenza e tornò a governare la regione Lazio, lanciò una nuova moda, moda che segna simbolicamente l’inizio di un nuovo modello sotto la cui insegna si impone la creazione del nuovo tipo di società post-Erasmus: la società del distanziamento sociale. Testualmente, Zingaretti affermò: “dobbiamo far diventare la mascherina la nuova moda”. Ebbene, se l’aperitivo rappresenta simbolicamente la moda organizzatrice della società tra il 1968 al 2020, la mascherina è la moda che rappresenta il principio organizzatore del nuovo tipo di società che si va ora costituendo. La mascherina, infatti, a prescindere dal fatto che venga o meno indossata per moda, copre il viso, creando automaticamente quel distanziamento sociale che adesso si impone in nome del dovere alla salute e della nuova ristrutturazione socio-economica.
Quello di indossare la mascherina è un atto più simbolico che medico. Difatti, la mascherina indossata quando si è da soli all’aperto ha un’utilità medica dubbia, giacché il virus si diffonde a distanze ravvicinate e in ambienti affollati, oltre ad essere infinitamente più piccolo della trama del tessuto della mascherina, ragion per cui la mascherina non ne blocca l’ingresso. Quello che è certo è che la mascherina ha molti effetti patogeni: essa aumenta l’acidità del sangue favorendo una serie di malattie tra cui il cancro (molto lucrativo per le case farmaceutiche) e trattiene l’umidità del respiro favorendo in pieno viso la formazione di un terreno di coltura ideale per i batteri (ulteriormente lucrativo). Inoltre, la mascherina ha un effetto di umiliazione, di spersonalizzazione; allontana psicologicamente ed umanamente chi la indossa; è un segno di sottomissione e conformazione ad un potere che sostiene di voler proteggere dal virus laddove invece ne ha favorito la diffusione e ora pretende di essere obbedito per debellarlo.
Ciò che senza ombra di dubbio protegge molto più efficacemente dal virus, sia esso Covid o altro, è l’aumento delle proprie difese immunitarie ed il miglioramento della propria salute, cose che si possono ottenere semplicemente promuovendo uno stile di vita sano e una defiscalizzazione sul consumo e l’assunzione di vitamine e cibi che proteggono dal contagio, tra cui molte sostanze naturali e poco costose, ergo poco lucrative, e sfavorendo la depressione immunitaria dovuta ad arresti domiciliari forzati, ad una assunzione continua di medicinali, sostanze chimiche e vaccini costosi e dall’efficacia dubbia e, dulcis in fundo, ad un respiro umido e pesante causato dalla costante presenza della mascherina sul viso.
Quanto descritto nel paragrafo precedente è ciò che promuoverebbe un governo o un centro di potere in buona fede ed interessato al benessere comune. Ma siccome l’interesse delle classi dominanti è quello di aumentare la propria ricchezza e conservare il proprio potere, esse promuovono per le classi subalterne non solo interessati schemi interpretativi, ma anche stili di vita e mode dannose e simboliche atte a meglio gestire e governare il comportamento e le scelte delle classi subalterne. Se fino all’altro ieri la moda promossa era quella dell’erasmus e dell’aperitivo, oggi è quella del distanziamento sociale e della mascherina. Detto altrimenti, la mascherina, più che di utilità medica e di benessere sociale, svolge una funzione simbolica, distintiva; insomma: di pura moda.
“Dobbiamo far diventare la mascherina la nuova moda”? Zingaretti è saltato come una quaglia dal promuovere vicinanza e aperitivo al promuovere, pardon imporre, la moda della mascherina e del distanziamento sociale!
Per questa ragione, le parole di Zingaretti, uomo politico che è saltato come una quaglia dal promuovere vicinanza e aperitivo al promuovere, pardon imporre, la moda della mascherina e del distanziamento sociale, dovrebbero ricordarci quello che Giacomo Leopardi rilevò saggiamente in un famoso dialogo raccolto nelle sue operette morali, e cioè che la moda e la morte sono sorelle, entrambe figlie della Caducità:
“ [...] Moda. Generalmente parlando, io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportarle ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e strazi, e qualcuno a morire gloriosamente, per l’amore che mi portano. Io non vo’ dire nulla dei mali di capo, delle infreddature, delle fusioni di ogni sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane, che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi, consentendo di tremare dal freddo o affogare dal caldo secondo che io voglio, difendersi le spalle coi panni lani e il petto con quei di tela, e fare ogni cosa a mio modo ancorché sia con loro danno.
Morte: In conclusione io ti credo che sii mia sorella […] Dunque poiché tu sei nata dal corpo di mia madre, saria conveniente che tu mi giovassi in qualche modo a fare le mie faccende.
Moda. Io l’ho fatto già addietro più che non pensi. Primieramente io che annuncio o stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che ella dura universalmente insino a oggi dal principio del mondo […] Tu mostri di non conoscere la potenza della moda […] in questi ultimi tempi, io per favorirti ho mandato in disuso e in dimenticanza le fatiche e gli esercizi che giovano al ben essere corporale, e introdotte o recato in pregio innumerevoli che abbattono il corpo in mille modi e scorciano la vita. Oltre di questo ho messo nel mondo tali ordini e tali costumi, che la vita stessa, così per rispetto del corpo come dell’animo, è più morta che viva; tanto che questo secolo si può dire con verità che sia proprio il secolo della morte […] E per quest’effetto sono disposta a far ogni giorno altrettanto e più; colla quale intenzione ti sono andata cercando; e mi pare a proposito che noi per l’avanti non ci partiamo dal fianco l’una dell’altra, perché stando sempre in compagnia, potremo consultare insieme secondo i casi, e prendere migliori partiti che altrimenti, come anche mandarli in esecuzione.
Morte. Tu dici il vero, e così voglio che facciamo.”[2]
A buon intenditor, poche parole.
Note:
[1] Una buona analisi critica della “generazione erasmus” è offerta da Paolo Borgonone nel suo Generazione Erasmus. I cortigiani della società del capitale e la “guerra di classe” del XXI secolo, Oaks, 2017
[2] Giacomo Leopardi, Dialogo della Moda e della Morte, in “Operette morali”, Feltrinelli, 2019, a cura di Antonio Prete, pp. 75-78.
Del 07 Ottobre 2020
Allegato Pdf
Dialogo tra messer Zingaretti e madama Morte.pdf
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