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La nostra generazione ha venduto l’anima al Diavolo?
di
Francesco Lamendola
Articolo d'Archivio
La civiltà moderna, e, in modo particolare, l’attuale generazione, hanno venduto l’anima al Diavolo, in cambio del potere, e specialmente del potere sulla natura?
Tanto per cominciare, sgombriamo subito il terreno da un possibile fraintendimento: la domanda che abbiamo posto non va intesa in senso metaforico, generico, paradossale, ma proprio alla lettera, in tutta la sua inattualità e “scorrettezza”; proprio nel senso preciso delle parole, così che chi se la ride del Diavolo e, in genere, della dimensione soprannaturale (e preternaturale), sappia subito che la cosa non lo riguarda e non lo può interessare. Lo lasciamo volentieri alle sue rocciose certezze scientiste, alla sua presunzione intellettuale debitamente “laicista” e “progressista”, e andiamo avanti per la nostra strada. A noi, che all’esistenza del Diavolo crediamo, e assai seriamente, in quanto cristiani e in quanto individui pensanti, che vedono il mistero del Male ovunque presente, e sanno di non poter rispondere a tutte le domande che esso pone con la sola ragione, la cosa interessa, eccome: perché, se fosse vero che la nostra generazione si è votata al Diavolo, allora si può ben dire che i tempi dell’Apocalisse sono arrivati, e che l’Anticristo è già in mezzo a noi, o si accinge a rivelarsi: e bisogna credere che folle sterminate non attendono altro che la sua rivelazione per acclamarlo e per tributargli onore e lode.
Ora, l’astuzia più grande del Demonio è appunto quella di far credere che non esiste; di incoraggiare gli uomini a non credere né a lui, né, tanto meno, a Dio; di istigarli a farsi degli dèi di se stessi, a guardare al mondo come al loro dominio incontrastato, a suggerire ad essi pensieri di onnipotenza, di autosufficienza, di perfetto auto-appagamento. E, per capire che questa è la sua strategia fondamentale, basterebbe la sola ragione naturale: è intuitivo, infatti, che chi pensa di non aver nulla da temere, non appresta alcuna difesa, appunto perché non ritiene che vi sia nulla di cui preoccuparsi. Fu così che cadde Troia: quando i suoi abitanti, che avevano resistito valorosamente, per dieci anni, a tutti gli assalti dei Greci, infine furono vinti dalla loro fiducia che il pericolo fosse cessato, che i nemici se ne fossero andati. Fu quella fiducia a perderli, a far loro abbandonare ogni prudenza: di fatto, si comportarono come se un velo opaco d’incoscienza fosse disceso su di loro, tanto è vero che il solo, fra essi, che intuì il pericolo e tentò di allontanare la minaccia, il sacerdote Laocoonte, venne abbandonato al suo tragico destino, e nessuno mosse un dito per aiutarlo, quando i due serpenti marini uscirono dall’acqua e lo straziarono a morte, insieme ai suoi figli inermi. Al contrario: i Troiani interpretarono quella orribile fine come una punizione divina per il gesto, ritenuto sacrilego, d’aver scagliato la lancia contro il cavallo di legno: il cavallo che conteneva i guerrieri greci nascosti, capeggiati da Ulisse; il cavallo che risuonò in modo sinistro, perché la sua pancia era vuota, e tutti gli astanti avrebbero dovuto capire cosa ciò significava, e mettersi in sospetto, se avessero conservato la capacità di leggere i segni del destino.
E noi, cittadini del terzo millennio, abbiamo conservato sufficiente lucidità per vedere e interpretare i segni del nostro destino? Siamo abbastanza desti e capaci di riconoscere gli indizi del pericolo che ci minaccia? Si direbbe di no. La mentalità scientista e razionalista ci ha lentamente privati della capacità di leggere i segni, che i nostri progenitori, in misura maggiore o minore, avevano; e se, per caso, ogni tanto qualche sentinella lancia il grido d’allarme, la massa gli risponde di stare calmo e tranquillo, che si è sbagliato, che non c’è alcuna ragione di preoccuparsi. Quanto alla Chiesa, che dovrebbe presidiare gli spalti, e custodire le sue pecorelle con zelo particolare, perché le sono state affidate dall’Alto, non pare che essa mostri una vera consapevolezza della serietà del momento. Alle poche sentinelle che lanciano il grido d’allarme, sempre più spesso membri del clero, vescovi, cardinali, rispondono di stare calmi e tranquilli; e aggiungono, per buona misura, che non si deve fare i “profeti di sventura”. Che strana osservazione! Si prenda in mano la Bibbia, la si sfogli dal principio alla fine, e dalla fine al principio, e poi si dica: vi è forse un solo profeta che non abbia annunciato anche le sventure? Che non abbia messo in guardia contro i pericoli? Che non abbia cercato di scuotere la massa indifferente, di renderla consapevole della assoluta necessità, dell’urgenza, della improrogabilità di convertirsi, di ravvedersi, di stare più attenta a leggere i segni del Cielo? Che cosa predicava il profeta Giona, camminando per le lunghissime strade di Ninive: non annunciava forse la collera di Dio e l’imminente distruzione della città con tutti i suoi abitanti, se non si fossero convertiti immediatamente e non avessero cambiato modo di vivere? E quel che abbiamo detto di Giona, vale per tutti gli altri profeti, tutti, dal primo all’ultimo: non escluso lo stesso Gesù Cristo, il quale, sì, annunciò la Lieta Novella del Padre amorevole e misericordioso, ma mise anche in guardia contro il fuoco dell’Inferno, contro le tentazioni del Demonio e contro l’imminente rovina di Gerusalemme, invitando le sue donne a piangere e pregare, perché presto le avrebbe colpite un atroce destino. Ora, domandiamo: era anche Gesù Cristo un profeta di sventura? Che cosa vuol dire essere dei profeti di sventura? Lasciamo che a servirsi di questo tipo di espressioni, cariche d’ironia, incredulità e disprezzo per le cose spirituali, siano coloro i quali se ne ridono della vita eterna, dell’anima immortale, di Dio e del nostro nemico, il Diavolo; lasciamo che a parlare così siano gli increduli, i materialisti, i massoni e tutti quelli che deridono le verità eterne. I cristiani dovrebbero usare un altro linguaggio e ragionare in ben altra maniera: pur senza vedere sventure ovunque, non dovrebbero affatto abbassare la guardia, perché essi sanno, o dovrebbero sapere, che la vita è una lotta, una lotta del Bene contro il Male, dal primo all’ultimo giorno; e che il Male non va mai in vacanza, anzi, approfitta del benché minimo istante di distrazione per lanciare i suoi attacchi, carichi di odio e di perfidia.
I cristiani che non vogliono sentir parlare di profeti di sventura, hanno mai letto le vite dei santi? Non sanno che tutti i santi hanno dovuto fare i conti con gli attacchi del Demonio, sia morali che, sovente, anche fisici? Che al curato d’Ars, Jean-Marie Vianney, egli incendiò perfino il materasso, e poi gl’inferse un terribile colpo sul collo, che lo lasciò menomato per tutta la vita? Che san Pio da Pietrelcina passava le notti insonni, veniva svegliato, veniva battuto, veniva insultato e tentato in ogni modo dal Demonio? E non è forse evidente che il Diavolo sta profittando del momento più favorevole che gli sia mai capitato, ora che gli uomini, per la prima volta, non credono più a niente e pensano solo e unicamente a godersi la vita in maniera grossolanamente edonistica, e a realizzare il massimo dominio sulle cose, per trarne sempre più potere e ricchezza?
Ha scritto padre Livio Fanzaga nel suo libro La Donna e il drago. I giorni dell’Apocalisse, Milano, Sugarco Edizioni, 2002, pp. 66-69):
Una delle caratteristiche più preoccupanti dell’epoca moderna è senza dubbio il progressivo distacco dal cristianesimo da parte di quei popoli e di quelle nazioni che sono stati plasmati dal messaggio evangelico. L’”apostasia dalla verità”, che nei secoli passati aveva riguardato soltanto alcune élites, è diventata a mano a mano un fenomeno di massa. Non si può spiegare un evento come la rivoluzione francese e successivamente le rivoluzioni che hanno portato all’affermazione del comunismo e del nazismo senza un allontanamento delle moltitudini dalla fede in Cristo e il conseguente abbandono della Chiesa. I più accaniti movimenti anticristiani sono nati all’interno dello steso cristianesimo e i più feroci persecutori della Chiesa non di rado sono stati dei battezzati. Come interpretare questo fenomeno? Alcuni spiegano il rancore distruttivo verso il cristianesimo con le manchevolezze della Chiesa. Se la Chiesa fosse più evangelica, dicono, e più sensibile ai bisogni della gente, avrebbe una ben diversa accoglienza da parte degli uomini del nostro tempo. […] Tuttavia occorre porre senza mezzi termini una domanda fondamentale. Se la Chiesa fosse formata soltanto da uomini santi, la fede sarebbe per questo accolta? È forse stato accettato Gesù Cristo? Non fu egli l’uomo più sapiente, più mite e più santo che sia mai esistito? Perché quindi non soltanto allora, ma anche oggi, è odiato e respinto da molti? Non era forse evangelica la Chiesa delle origini, quando i cristiani erano ufficialmente considerati i “nemici del genere umano”? Non si comprende l’apostasia dalla verità, che caratterizza i tempi moderni, senza l’opera subdola del maligno che sparge a larghe mani la mala semente dell’immoralità e dell’incredulità, portando l’umanità in una situazione peggiore, se fosse possibile, di quella precedente alla predicazione del vangelo. Dalla rivoluzione francese in poi non sono mancati tentativi di liquidare la Chiesa e, se fosse stato possibile, anche il cristianesimo. In questo senso la rivoluzione russa è stata la più devastante, perché ha rappresentato lo sforzo più sistematico per eliminare la fede e la visione trascendente della vita, usando tutti i mezzi coercitivi a disposizione dello Stato. Le conseguenze sono state catastrofiche e le ferite sono tuttora ben visibili in una società dove la morale naturale, in particolare quella familiare, è stata minata alla radice e ottenebrata nelle coscienze. La furia del drago, che negli ultimi due secoli si è abbattuta con particolare virulenza sull’Europa, ha portato una vasta scristianizzazione fra le popolazioni europee, una volta cementate fra loro da una mirabile unità nella fede. Tuttavia, più ancora che dalla violenza delle rivoluzioni, i danni maggiori per la fede sono venuti, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, dal fenomeno sottile ma irrefrenabile della secolarizzazione. Come un morbo che si diffonde invisibile, avvolgendo uomini e cose, si è gradatamente diffusa una visione atea e materialistica della vita che si è imposta con sorprendente naturalezza, sostituendosi al cristianesimo. In pochi decenni la fede si è come volatilizzata nel cuore di uomini che per generazioni avevano vissuto e combattuto per i loro ideali religiosi. Mai si era verificata prima, nei due precedenti millenni, una simile apostasia dalla fede. Ciò che il drago non era riuscito ad ottenere con le più sanguinose persecuzioni, lo conseguiva in breve tempo con la seduzione dei beni materiali, prodotti in abbondanza dalla società dei consumi. Possiamo dire che la nostra generazione ha venduto l’anima al diavolo? Forse non è stata una scelta del tutto consapevole, ma è un fatto che con una rapidità stupefacente moti si sono disfatti della fede, con tutto ciò che di grande e di nobile essa dona alla vita umana, per sposare una visione del mondo atea e materialistica, dove l’uomo in ultima istanza avrebbe una natura e un destino comune con quello degli altri animali. È impressionante constatare come in vaste aree d’Europa il cristianesimo sia stato liquidato come una religione del passato, le chiese si siano rapidamente svuotate, i segni del sacro sono scomparsi e le legislazioni degli Stati abbiano abbandonato i riferimenti alla legge morale naturale, per lasciare via libera alle forme più sfrenate dell’egoismo e della immortalità. Certo in apparenza la religione oggi della più grande libertà. Chi l’abbandona lo fa per libera scelta. Non vi è dubbio che nell’intimo di innumerevoli coscienze si siano consumati tradimenti che solo Dio conosce. L’allontanamento dalla fede di tanti nostri contemporanei è opera di una seduzione a cui troppi non hanno saputo resistere. Tuttavia la forza del drago risiede oggi nella grande capacità di persuasione della bestia simile a un agnello [cfr. Apocalisse, 13, 11]. È la dittatura invisibile e assorbente del potere culturale che propine in tutti i modi una visione completamente pagana della vita, nella quale contano il denaro e il potere, la gloria e il piacere. L’uomo animale, affamati di mondo, si risveglia dal profondo di ognuno di noie si getta con avidità sull’esca che l’astuto tentatore gli tende. Il risultato è una generazione che in buona parte ha voltato le spalle al Dio vivo per seguire gli idoli di sempre. “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno può comprare o vendere senza avere tale marchio , cioè il nome della bestia o il numero del suo nome (Apocalisse. 13, 16-17). Il successo della bestia simile a un agnello con la voce di drago è fuori discussione. Il suo vangelo è molto semplice: Dio non c’è e l’uomo è un animale. Goditi la vita, perché dopo la morte c’è il nulla. Le moltitudini hanno lasciato la Chiesa per entrare nell’allevamento universale dei consumatori. Sono usciti dall’ovile santo per entrare nella Grande babilonia. Accecati, degradati e disperati chiamano progresso il loro tradimento del cristianesimo. Benché stretti dalle spire soffocanti del serpente infernale, si ritengono tuttavia emancipati. Hanno scoperto che non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio e ne vanno fieri. Apparentemente indifferenti verso Gesù Cristo e la Chiesa, sperano che scompaiano da soli. In caso contrario provvederanno loro ad applicare una eutanasia forzata.
Nel secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle gli uomini hanno scatenato due guerre mondiali, con decine di milioni di morti; hanno condotto, con spietatezza disumana, alcuni genocidi; hanno inventato e subito utilizzato l’arma atomica, distruggendo in un istante due grandi città; e hanno continuato a costruire decine e centinaia di simili ordigni, sempre più potenti, al punto da essere in grado, volendo, di distruggere la vita sull’intero pianeta, e non solo la vita umana, ma tutta la vita, animali e piante compresi; e non una sola volta, ma – è stato calcolato – parecchie decine di volte; dopo di che, il pianeta resterebbe comunque inabitabile, perché contaminato dalla radioattività, per migliaia di anni. Se qualche infelice creatura dovesse mai nascere, nascerebbe con delle mostruose mutazioni genetiche: come è accaduto, del resto, in occasione di alcuni incidenti a delle centrali atomiche “di pace”. E tutto questo non è ancora sufficiente a persuaderci che stiamo vivendo nel tempo di Satana, e che gli uomini, consapevolmente o no, gli hanno venduto la loro anima, e si sono affidati completamente alla sua guida?
Ma no, non basta nemmeno questo. Vediamo già gli scettici scuotere il capo e rispondere che, per spiegare l’origine di tutte le cose che abbiamo ricordato, la malizia umana è più che sufficiente, e non vi è bisogno di scomodare una spiegazione ultraterrena. Benissimo; allora prendiamo in mano un giornale. Non ci siamo accorti che, da alcuni anni in particolare, le pagine di cronaca grondano sangue, e riportano quotidianamente dei delitti atroci e inspiegabili, senza causa apparente, o motivati da ragioni incredibilmente futili e sproporzionate rispetto alla violenza che da esse si è scatenata; non è forse vero che mai abbiamo dovuto fare i conti con un vero diluvio di comportamenti distruttivi, di menzogne, di frodi, di ruberie e malversazioni pubbliche e private, di disprezzo della vita umana, di tradimenti, invidie, gelosie, discordie, calunnie, perfidie d’ogni genere? No; forse nemmeno questo è sufficiente. Per chi ha deciso di non credere a nulla, neppure le dieci piaghe d’Egitto sarebbero dei segni sufficienti a fargli aprire gli occhi. Siamo ormai foderati di scientismo e di freddo razionalismo; ci crediamo saggi e intelligenti perché non ammettiamo altre spiegazioni, ai fenomeni che ci accadono tutto intorno, che non siano esclusivamente umane, e tali da potersi spiegare con argomenti puramente umani.
Non di rado proprio i cristiani, per non sembrare da meno dei non credenti, per non sfigurare davanti alla cultura razionalista e irreligiosa oggi imperante, ostentano più sicurezza e più altezzosità di tutti: e non si rendono conto che proprio questo loro abito mentale attesta un fatto molto semplice, che essi hanno perduto la fede, perché, se è vero che il credente non deve credere a qualsiasi cosa, è altrettanto vero, e assolutamente certo, che un credente il quale si rifiuti di credere, per principio, anche alle cose che Gesù Cristo ha dichiarato non solo possibili, ma reali, presenti e operanti, a cominciare dalla nefasta azione del Demonio nel mondo, costui non è più un cristiano, ma un apostata, che usurpa il nome di credente e che meglio farebbe ad avere il coraggio della coerenza, gettando alle ortiche il guscio ormai vuoto e sterile della sua vecchia fede, e schierandosi apertamene, senza complessi e senza ipocrisie, nel grande esercito di coloro che non credono in niente e che si fanno beffe di Dio. Altrimenti, se costui vuole restare dentro la Chiesa, e negare l’evidenza; se vuol conservare le sue belle vesti di vescovo e cardinale, predicando cose contrarie alla lettera e allo spirito del Vangelo, trasformando il cristianesimo in un relativismo di stampo New Age e divinizzando l’uomo in maniera surrettizia, allora è chiaro perché lo fa: perché intende distruggere la Chiesa dall’interno, vuol seminare la confusione tra le pecorelle e facilitare il compito del grande Nemico, che, come ammonisce la Prima lettera di Pietro, si aggira come un leone ruggente, in cerca di anime da divorare.
Di quali altri segni hanno bisogno, costoro, se davvero sono in buona fede? Non bastano neppure i milioni di aborti, effettuati alla luce del sole e nel pieno della legalità, a spese della sanità pubblica? Non basta il diffondersi della pratica dell’eutanasia ed il suo riconoscimento giuridico in un numero crescente di Stati? Non basta la legislazione sui matrimoni omosessuali, una cosa abominevole, che neppure i Romani della decadenza, in tutta la loro abiezione morale, si erano mai sognati di fare? Oh, certo: per tutte queste cose, esiste una risposta perfettamente ragionevole e tranquillizzante. Che problema c’è, dicono in molti, e perfino dei sedicenti cristiani, se le persone vogliono decidere il proprio destino, se vogliono abortire, se vogliono morire o far morire un parente, prima che sia giunta la sua ora? Per ciascuno dei casi che si considerano, essi trovano degli argomenti pietosi, delle giustificazioni umanitarie. Oh, sono sempre molto bene intenzionati, costoro. Quanto ai matrimoni omosessuali, essi affermano che non vi è nulla di sbagliato, nulla di illecito, nel loro riconoscimento: è un fatto di libertà, un riconoscimento dei diritti della persona, che non si può negare ad alcuno, in una società civile. Ed è proprio questa apparente ragionevolezza, è proprio questo umanitarismo a senso unico, che ottenebra la loro intelligenze e offusca perfino il loro istintivo buon senso. Come non vedere, in questo pervertimento della legge morale naturale e dello stesso buon senso, che, da sempre, offre una salvaguardia alle società umane, affinché non si auto-distruggano, il ghigno del grande Nemico, più soddisfatto e trionfante che mai? Quando mai, nella storia umana, egli ha potuto agire con tanta spavalderia, in piena luce, però senza averne l‘aria, anzi, dopo aver persuaso gli uomini della propria inesistenza? Le sette sataniche, che pure ci sono, e raccolgono decine di migliaia di adepti, pronti a commettere qualsiasi scelleratezza, agiscono in maniera esplicita, invocando le forze delle Tenebre; ma l’umanità nel suo complesso, e specialmente la nostra povera civiltà occidentale, sembrano già perfettamente permeate da una ideologia satanica, tanto più subdola, in quanto non si presenta come tale, sicché, senza bisogno di Messe Nere e di sacrifici umani, essa appare già più che disposta a servire i piani del Diavolo, a scatenare odio, violenza, devastazione, a sferrare l’offensiva suprema contro tutto ciò che è puro, buono, bello e giusto.
Una cosa è certa, a nostro giudizio: che, in un mondo il quale abbia deciso di non credere più a Dio e nel Bene, non rimane il vuoto, ma subentra il dominio del Diavolo: per cui, in quel mondo, gli uomini saranno tutti, in un modo o nell’altro, non già degli esseri “liberi”, ma dei miserevoli (e spregevoli) servitori dell’Inferno.
Già pubblicato il 04 Aprile 2016
Del 22 Gennaio 2018
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